Logistica a-gender. Alisped in prima linea contro il gender gap: la logistica di genere.

Il gender gap occupazionale è un argomento complesso e dibattuto, fino agli altissimi livelli di UN WOMEN e che vede Alisped in prima linea per supportare quella che potremmo chiamare una Logistica A-Gender: il superamento di una logistica di genere, che presuppone la valutazione di aspetti quali il talento e l’impegno, per natura non riconducibili al genere.

Abbiamo intervistato Laura Taraborrelli, Sales Manager di Alisped Logistics, la quale traccia con decisione le coordinate necessarie a comprendere l’argomento nel suo complesso e la posizione di Alisped in particolare.

Laura, qual è il suo ruolo in Alisped Logistics?

«La mia job description recita “Business Development & Supply Chain Design”. Nella pratica lavorativa di ogni giorno, aiuto Alisped a crescere: cerco interlocutori per i quali Alisped può essere un valido supporto, situazioni in cui esiste un problema e Alisped può contribuire alla soluzione. E in questi contesti tento di avviare un dialogo prima e una collaborazione poi.

Credo che la definizione più calzante sia Growth hacker: qualcuno che integra un progetto valido, una comunicazione adeguata, un’analisi dei dati centrata per generare soluzioni efficaci mirate a far crescere l’azienda.

In poche parole, vendo soluzioni efficaci a clienti che ne hanno bisogno.»

La logistica è tradizionalmente un comparto a prevalenza maschile, popolato da uomini sia nei ruoli operativi che nelle posizioni manageriali. Quali sono le difficoltà oggettive che, eventualmente, una donna deve affrontare per sviluppare il proprio percorso professionale nella logistica?

«La logistica ha una connotazione storica “muscolare”: un lavoro faticoso, in contesti disagiati (al freddo e al caldo, si lavora sempre e spesso con fatica) dove si viene ingaggiati in negoziazioni dure con interlocutori non molto delicati. Questa immagine evoca un profilo professionale lontano dallo standard femminile. Stiamo, però, parlando di uno schema dal quale ci stiamo allontanando.

Infatti, negli ultimi tempi i ruoli operativi si sono ampiamente differenziati, lasciando spazio a funzioni meno pressanti sul piano fisico. Nelle attività di magazzino, molte operazioni possono essere svolte da uomini e donne con gli stessi risultati, poiché la fatica fisica è delegata ai mezzi e alla tecnologia e, fortunatamente, alle persone è chiesto un contributo di maggior valore.

Per quanto riguarda le funzioni di staff, la presenza femminile è ancora minoritaria, ma, a mio parere, senza che vi sia una vera preclusione. In modi e con tempi diversi a seconda della realtà aziendale, le donne stanno trovando il proprio spazio, come è naturale che sia. Cresce l’orientamento femminile alle discipline cosiddette STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics, così come dimostrato dalle statistiche del Massachussetts Institute of Technology), si consolidano le reti professionali, si qualificano i ruoli ricoperti dalle donne.

C’è ancora molta strada da fare sul piano del welfare e dell’organizzazione sociale, ma la direzione complessiva è piuttosto chiara.»

Nell’ambito della Supply Chain, alcuni ritengono che competenze e talenti spiccatamente femminili possano rappresentare un valore aggiunto. Quali ruoli valorizzano l’approccio femminile? Quali sono accessibili, indistintamente, a uomini e donne? E quali, invece, possono risultare critici?

«Bisogna considerare due aspetti importanti, a monte e a valle delle operazioni logistiche: da un lato, la tecnologia supporta le attività, sollevando almeno in parte gli operatori dalla fatica fisica; dall’altro, il mercato chiede continuamente innovazione e premia chi è in grado di assecondare il cambiamento. Questo significa che gli operatori logistici devono essere capaci di progettare soluzioni specifiche, di mettere in campo risorse competitive e di puntare sulla qualità della soluzione, invece che sul volume del lavoro. Detto ciò, i ruoli in cui le donne possono eccellere sono molti: attività in cui si richiedono precisione, manualità, attenzione al dettaglio, ordine, organizzazione, empatia, capacità di ascolto. Si tratta di caratteristiche non necessariamente sempre e solo femminili, ma l’esperienza ci conferma che tali abilità sono spesso ben espresse dalle donne e ad ogni modo molto utili nella logistica. Sta poi alle donne metterle a frutto per crescere e progredire, insieme alle doti universali di intraprendenza, preparazione, disciplina, voglia di migliorarsi. Nella logistica come in ogni altro settore.»

Relativamente all’occupazione maschile e femminile nel settore, è stato affermato che “se una persona è preparata, non ci sono differenze” (fonte). Qual è il Suo pensiero a riguardo? Quale approccio l’ha aiutata a sviluppare un rapporto equilibrato con i suoi interlocutori e con le organizzazioni con cui ha collaborato?

«Lavoro da molti anni nell’ambito della Supply Chain, in ruoli sempre legati alla progettazione e allo sviluppo commerciale e ho avuto a che fare prevalentemente con interlocutori di genere maschile: colleghi, clienti e fornitori. Ho imparato che il confronto, anche in un comparto così sbilanciato, può essere una grande risorsa. Certo, va gestito nei modi e adattato nella forma.

Ci sono situazioni in cui ruoli e competenze sono naturalmente accettati e allora l’arricchimento è reciproco. E contesti più ostili in cui conviene mantenere un atteggiamento professionale e focalizzarsi sui contenuti piuttosto che sugli interlocutori.

È indubbio che, in un settore tradizionalmente maschile, competenze e responsabilità sono tuttora e spesso appannaggio degli uomini: a tal proposito, credo che la scelta migliore sia non impegnarsi in una rivendicazione di genere, bensì riconoscere e valorizzare il talento e l’impegno, ovunque essi siano; promuovere il confronto, richiedere feedback e farne tesoro, mettersi in discussione e non dubitare mai delle proprie capacità.»

Lei stessa vive ogni giorno il mondo della logistica all’interno di Alisped Logistics. Come descriverebbe l’approccio dell’azienda relativamente al tema del gender gap e della parità? Vuole raccontarci le scelte organizzative che sono state fatte?

«Alisped mi ha comunicato sin dall’inizio un’incredibile ampiezza di vedute: l’idea alla base di ogni scelta organizzativa è che il talento e la dedizione portino valore all’organizzazione aziendale, qualunque sia il collaboratore che li esprime. Uomo o donna, con o senza figli.

Io stessa ho cominciato la mia esperienza in Alisped a ottobre 2020, dopo un periodo di congedo per maternità, e con l’azienda abbiamo intrapreso un percorso di crescita e sviluppo che è stato accolto come una sfida di squadra.

Inoltre, lo staff impegnato nelle attività di magazzino è composto per il 90% da donne: giovani, di diversa nazionalità, con competenze estremamente specifiche. L’azienda ha scelto di offrire ai clienti attività realmente differenzianti e per questo ha investito nella formazione del personale. In questo caso specifico, le risorse sono prevalentemente femminili perché qualità già citate quali precisione, manualità, attenzione al dettaglio sono preziose e le nostre ragazze dimostrano di metterle in pratica in modo eccellente.»

La ripartizione di responsabilità e opportunità all’interno di un’azienda od organizzazione ne rappresenta i valori e la visione strategica. Quale atmosfera dobbiamo immaginare nel contesto di Alisped Logistics? Quale percezione hanno le persone rispetto al loro ruolo e alle possibilità di crescita?

«I valori che l’azienda esprime, anche attraverso l’organizzazione delle risorse, hanno un effetto determinante sullo stile di lavoro dei singoli, sulle relazioni interpersonali e sul clima aziendale. Le persone che lavorano in Alisped Logistics, in larghissima maggioranza donne, vedono riconosciuta la propria professionalità, sono gratificate quando fanno un buon lavoro e formate quando si ritiene necessario accrescerne la specializzazione. Per Alisped, il genere non è un elemento di giudizio, nel senso che non è rilevante ai fini del percorso professionale.»

Alisped.

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